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Dom Pérignon, la leggenda de La Champagne è sempre attuale, sempre al top.

Dom Pérignon, la leggenda de La Champagne è sempre attuale, sempre al top.

Milioni di bottiglie solo millesimate per una qualità media inarrivabile altrove. Dove? Chez Moet et Chandon.

La “scimmia sulla schiena” è il titolo italianizzato di un romanzo di William Burroughs del 1953 pubblicato in Italia nel 1962, il cui titolo originale è Junkie. L’espressione colorita vorrebbe definire secondo l’autore quel momento di sofferenza provocato da astinenza da droghe pesanti che allentano la sensazione anestetica sul sistema nervoso periferico e in seguito lasciano riemergere dolori alla schiena in uno status emotivo contrastato, spesso molto negativo quanto distruttivo. Apparentemente distruttivo.

Quando mi guardò in un modo diverso da come ti guarda normalmente una ragazza disinteressata mi dissi, stai calmo, continua e tenere comodamente le mani in tasca e non fare gesti ridicoli per toglierti dall’imbarazzo. Continua il dialogo con i due amici al banco, due impiegati di banca in pausa edonistica, stai di profilo, tanto sei abbastanza in forma da poter reggere uno sguardo laterale prolungato senza dover tenere troppo a lungo il fiato. Nessuna mossa azzardata, se vorrà fare un passo sarà lei a farlo, se vorrà venirti incontro non lo farà ora, se è come sembra aspetterà che gli altri due finiscano la coppetta di Moet e rientrino in banca, come hanno sempre fatto e continueranno sempre a fare per tutta la vita.

Deciderà lei, come è sempre stato, e come diversamente non potrà mai essere per me, ma anche questo col tempo cambierà, gandhiano d’attesa ma con riserva. Aspetta che se ne vadano, due parole con il barman e poi vediamo se si alza dal suo cappuccino. Tocca a me? Ma tocca veramente a me? Ma porca la miseria che stamattina non ce la facevo neanche a capire che faccia avevo davanti allo specchio e adesso guarda qui, un dozzinale e futile Moet nel bicchiere e la più esclusiva della piazza che mi si piazza a fianco a dire futilità. Mi sembra talmente assurdo che mi scappa da ridere. Subire e lasciar fare, al limite puoi sempre dire di no, ma non sono proprio pazzo fino a quel punto, e quindi se sarà la presunta inarrivabile a fare un ulteriore gesto o un sorriso inequivocabile e allora sarà più facile arrivare al suo dunque, ma non al mio; farà bene all‘ego ma durerà poco, anzi no, il giusto tempo di verifica necessaria per capire che impegnandoti un pochino più del solito ce la potevi fare anche con l’inarrivabile.

Il tempo necessario per renderti conto che non lo era assolutamente, e neppure poi così eccezionale come te la immaginavi, insomma, come un inesperto che per iniziarsi comincia a fare esperienze random bevendo le etichette e non il contenuto. Forse è stata la memoria corta a giocare sporco, me la ricordavo meglio, ma era qualche anno fa, avevo ancora meno esperienza, di bollicine e di ragazze. Mi ero fatto affascinare dall’involucro, dall’etichetta, come la prima volta che vidi una magnum di Dom Perignon in vetrina. Cosa dire, è buono il Dom Perignon, meglio del Moet tout court, però dal di fuori avrei detto meglio, mi aspettavo di più, ma dopo qualche bottiglia e qualche pomeriggio a goderti l’involucro e l’etichetta poi in mente rimane poco, e in bocca solo un residuo dolciastro.

Eppure non sarebbe neppure una brutta routine questa che mi sono costruito, ma non ce la posso fare a vivere di esteriorità e svuotamento di contenuti e contenitori. Mi sta salendo la scimmia sulla schiena, graffi compresi. Ecco ci siamo, sto per spaccare tutto anche questa volta. Però resisto alla tentazione, altra coppetta anti caduta, ma secondo me lei ha già capito e probabilmente giocherà di anticipo. Niente da fare, la coppetta di Moet non mi assiste, lasciata al caldo perde perlage e freschezza, lei anche.

Ma che peccato, come perdere un abbonamento gratuito ad una degustazione giornaliera di Dompè!

Neanche costosa la ragazza, non pretende nulla, finalmente che ne hai trovata una che non ha bisogno di tutto e ti lascia giocare come vuoi al tuo gioco e non ti va bene lo stesso? Regalo riparatore? inutile.

Ma la vuoi far scendere questa maledetta scimmia!?! La vedi che è la numero uno dell’anno e tu non entri neanche tra i cento più gettonati della settimana ? Ma non basta, perché non prova emozioni e non provoca emozioni, ecco cosa manca, l’emozione.

E’ scalping. Forse è una operazione di scalping, fammi vedere se provocandola faccio saltare il banco.

Non serve neanche, perché sia lei che Moet hanno vasto pubblico, quasi un intero elenco telefonico per ogni provincia, e allora gliene metto in mano uno e gli chiedo, quali no? Ceffone cercato e puntualmente arrivato, insulti al seguito ma con garbo e toni gestiti come un dosaggio calibrato di liquer.

Senza preoccuparsi di aver perso la copertura al bluff, un pubblico affezionato non gli mancherà mai.

Avevo il cervello nel cotone, tutto ovattato e attutito. La scimmia sembrava mollare la presa dopo la presa di posizione, dopo un cambio mentale così repentino da lasciarla spiazzata. Poteva durare di più quel poema monotematico e monocorde, ma quando mi sono stancato di buttar giù in una golata la coppetta di Moet, mi è venuto il sospetto che il messaggio che lui, che lei, volevano mandare in profondità in realtà si era fermato subito, era rimasto parecchio lontano dal cuore, periferico, c’era però la scimmia a governare a strilli il cervello, e quando il cuore si accorse che il cervello aveva di nuovo spaccato tutto ci rimase male, ci volle un po’ perché perdesse l’abitudine alla sua tranquilla bottiglia di Moet giornaliera, ci volle parecchio, godere spesso ma poco sembrava un cosa piacevole, l’abitudine è una brutta bestia su cui si può costruire una gabbia confortevole e pensare di uscirne pare poco sensato.

Invece, se questa bella gabbia è ormai fatta e finita e ci stai vivendo dentro apparentemente bene, facendoti bastare delle piccole cose per tirare avanti mollemente, allora bisognerà trovare un giorno o l’altro il coraggio di spaccare ancora una volta tutto, far saltare tutti i paletti e liberarsi dai detriti.

Se non l’avessi fatto sarei ancora la, al banco del bar con quei due amici impiegati di banca, tutta una vita in banca, quelli affezionati alla coppetta di Moet, quelli che mi dissero che ero stato un pazzo a perdermi la petite Moet, quelli che non sanno che se non l’avessi fatto non avrei mai conosciuto alcune Krug confrontandole con le splendide espressioni dei più grandi Dompè, i rosè e le riserve Oenoteque, il P2, i Luminous Collection e chissà cos’altro avranno in mente negli uffici e nelle cantine Dom Perignon? Abbastanza da farmi scendere la scimmia dalla schiena.

Articolo di Roberto Mostini

Fotografia di Dom Perignon Champagne.

 

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