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La Spagna di Hemingway

La Spagna di Hemingway

“Spagna,” disse con voce amara la donna di Pablo. Poi, volgendosi a

Robert Jordan: “C’è della gente simile anche in altripaesi?”

“Non c’è nessun paese come la Spagna.”
(Per chi suona la campana)

Fiesta (Il sole sorgerà ancora), é sicuramente il primo libro che ci viene in mente pensando al grande scrittore ed alla Spagna, ambientato a Pamplona, durante la festa di san Firmino (quella in cui liberano i tori per le strade, per intenderci).

Hemingway era talmente affezionato a questa tradizione che, dopo la prima visita a Pamplona nel 1923, torno’ nove volte per assistere a questa manifestazione che ogni anno porta in città migliaia di visitatori. Durante le sue numerose visita in terra spagnola, Ernst scrisse anche un diario di viaggio su Navarra, La Rioja e Paesi Baschi, ed in caso di visita in zona é buona cosa procurarselo in uno degli uffici turistici delle tre regioni, dove si racconta questo percorso tra viaggio e letteratura.

Il documento comprende disegni e frasi dello scrittore e altre curiosità. Se vogliamo invece entrare completamente nel personaggio dobbiamo prenotare la stanza 217 del Gran Hotel La Perla in cui alloggiava per poter vedere gli encierros dal balcone su calle Estafeta Un cocktail legato indissolubilmente allo scrittore ed alla Spagna é sicuramente The death afternoon, che prende il nome del saggio scritto da Hemingway sulla tauromachia. Si narra che lo scrittore lo volesse preparato con una dose di assenzio in coppa di champagne e completato con le “bollicine” fino a raggiungere il bordo del bicchiere, ottenendo cosi un drink dall’aspetto quasi innocente, la dalla gradazione importante. Questo effervescente drink é ancora in voga tra gli amanti della “fata verde”. Proseguiamo il viaggio sulle orme di Hemingway, facendo una sosta, sempre a Pamplona, al Café Iruña, ativo dal 1888, é uno dei posti piu belli dove fermarsi in città, per bere del vino rosso, come faceva per lunghi pomeriggi lo scrittore, che ha menzionato diverse volte il locale nel suo romanzo. La cosa affascinante è che possiamo trovare lo scrittore ancora oggi appoggiato al banco bar (fisicamente!), grazie ad una statua in bronzo che lo raffigura, e con la quale il locale ha voluto ricordare l’illustre ospite. Un salto al Tropicana bar per scoprire qualche pettegolezzo: il bar un tempo faceva parte dell’hotel quintana (chiamato l’Hotel Montoya in the Sun Rises), dove lo scrittore ha passato delle notti. Ora non c’è piu l’hotel ma il locale è rimasto. Si racconta che qui Hemingway una volta entro’ completamente ubriaco (ovviamente) con due donne, e quando le ragazze se ne andarono lui le rincorse fuori in mutande… Vicino a questo bar ne troviamo un altro che il nostro autore frequentava, con tutti gli appassionati di tori e corride, e pare che qui bevesse milk shake con cognac, si tratta del Bar Txoko.

Ma il romanziere era innamorato di tutta la Spagna, e molti dei suoi ricordi ci portano a Madrid, città in cui conosceva ( ed era conosciuto) da barman e camerieri, impresari, allevatori e toreri. Per lui Madrid era “la capitale del mondo” e la frequento’ moltissimo tra il 1923 ed il 1960. Nell’ultimo libro, pubblicato postumo con il titolo Un’estate pericolosa, definì la Spagna “il paese che amavo più di ogni altro al mondo, a parte il mio”. Allora per la festa di San Isidro, che si svolge ogni anno a maggio, tutti alla Cerveceria Alemana , con la “birra più buona di Spagna” , e frequentata anche questa da appassionati di corrida, per poi spostarsi verso calle Alcalà, per raggiungere quella che nel romanzo “Morte nel pomeriggio” chiama la “Scala della corrida”, ovvero la Plaza de toros, chiusa negli anni trenta. Per cena poi si andava da Botìn, il ristorante in cui lavorò Goya come lavapiatti, il più antico del mondo. Secondo il proprietario del ristorante, Hemingway era solito mangiare il maialino arrosto qui.C’è ancora il tavolo dove Hemingway scrisse molti racconti, al primo piano, lo stesso in cui ambientò l’ultima scena di Fiesta, con Lady Brett Ashley che prega Jake di non bere troppo in un’atmosfera di malinconico addio. Durante la guerra, i tori non furono più al centro degli interessi dello scrittore, Madrid divenne il “bastione” da salvare dall’avanzata franchista. In questo periodo il locale frequentato dal letterato fu il Museo Chicote, di Perico Chicote, barman con cui Hemingway nonostante la guerra discuteva di cocktail.

Qui vengono ambientati molti racconti, in particolare “La farfalla e il carro armato”, giudicato da Steinbeck fra le vette del Novecento. In questo periodo, in cui si trovava in Spagna in veste di giornalista, molti dei ritrovi erano gli hotel, in cui si radunavano gli osservatori di tutto il mondo, come il Florida in plaza del Callao, oggi si trova un grande magazzino oppure il Ritz ed il Palace, dirimpettai come a sfidarsi, in Paseo del Prado, sulla fontana di Nettuno Negli anni cinquanta lo scrittore si fermo spesso al NH Collection Madrid Suecia, e qui troviamo anche un cocktail bar a lui dedicato.

Adesso abbiamo molti elementi per partire sulle tracce di Hemingway, e poter bere, se non con lui, dove ha bevuto lui. ‘Arriba, abajo, al centro, pa dentro’!

Questo è un bel posto”, ha detto. “C’e’ un sacco di liquore,” ero d’accordo.” – Ernest Hemingway , Fiesta

Articolo di Luca Coslovich 

fotografia di Yousuf Karsh

Archivi musei di Ernest Hemingway di Parigi,
Cuba e Key West

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